Agricoltura: dieci passi in Italia e in Europa

Premessa

Nel 2050 saremo in 9 miliardi. Il sistema agroalimentare attuale è in grado di fornire una dieta sostenibile ed equilibrata solo a poco più di tre miliardi di persone. In Europa il calo demografico sarà importante ma, soprattutto nel continente africano, la popolazione aumenterà drasticamente e la produzione di cibo in questi paesi è, e resterà, scarsa. L'Unione Europea, in quanto prima potenza agricola mondiale, ha la responsabilità di nutrire, oltre a sé stessa, anche il resto del mondo: se il cibo non andrà verso queste popolazioni, queste popolazioni andranno dove si troverà il cibo, creando flussi migratori fuori controllo. Inoltre, anche riuscendo a ridurre drasticamente lo spreco alimentare (che deve essere una priorità), con 9 miliardi di persone da sfamare serviranno due miliardi di ettari di terreno aggiuntivo per garantire a tutti un'adeguata sicurezza alimentare. In pratica, servirebbero altri due pianeti e il doppio dell'acqua di cui disponiamo già! La soluzione per garantire la sopravvivenza alle generazioni future non può che essere quella di produrre di più, ma meglio: preservando la risorsa idrica, la qualità dei suoli, la biodiversità, con particolare attenzione alla salute degli insetti impollinatori. Azione crede che produttività e sostenibilità non siano incompatibili e che si debba andare verso un sistema produttivo che sia sostenibile da un punto di vista economico, sociale e ambientale. Lavorerà per rendere il settore più resiliente - in quanto il suo obbiettivo primario deve essere quello di garantire a tutti un'alimentazione di qualità a prezzi abbordabili - e una giusta remunerazione degli agricoltori, per garantire il rinnovamento generazionale e, così, la sovranità alimentare. Produrre meno in Europa significa affamare ulteriormente paesi già fragili a causa di una maggiore importazione di cibo che, inoltre, influisce negativamente sulle risorse e sulle emissioni, perché non prodotto con gli standard di qualità e ambientali europei (tra i più ambiziosi al mondo), andando così a delocalizzare le nostre emissioni. 

Una forma moderna di colonialismo, ma di stampo ambientale!

Le mie idee

1. Una politica agricola comune forte ed efficiente

  • Mantenimento del budget della PAC, tenendo conto dell'inflazione. 
  • Semplificazione amministrativa per alleggerire la burocrazia. 
  • Ripensamento dei requisiti richiesti dalla condizionalità rafforzata - obbligatoria nella nuova PAC per i pagamenti diretti agli agricoltori - e un profondo riesame degli eco-schemi, per mantenere lo stesso livello di sostegno della precedente programmazione. 
  • Rafforzamento dei piani settoriali (misure e fondi) a favore di cooperative e associazioni di produttori, per favorire la strutturazione delle filiere agricole.

2. Rivedere gli obiettivi intermedi della Farm to Fork

Azione condivide l'obiettivo finale del Green Deal (un'economia decarbonizzata a orizzonte 2050), ma gli obiettivi intermedi presenti nella Farm to Fork sono irrealizzabili e vanno rivisti. Anche l'agricoltura, con la capacità di catturare la CO2 nel suolo, fa parte delle soluzioni e può partecipare allo sforzo di riduzione delle emissioni, ma in una transizione che non indebolisca il comparto produttivo. Per gli obiettivi delineati dal Green Deal - in particolare nella sua sezione “food” (cioè la Farm to Fork) - nella nuova Politica agricola comune, elaborati e votati prima della crisi Covid e del conflitto in Ucraina, è mancata una reale valutazione di impatto, nonché una valutazione concordata dei costi, delle modalità di implementazione e dei tempi, ma soprattutto una stima dei possibili effetti sulla competitività delle imprese agroalimentari europee. In particolare, la riduzione dei fitofarmaci va accompagnata fornendo alternative efficaci agli agricoltori:

  • modificare e velocizzare il sistema di autorizzazione per i biocontrolli (oggi servono 8 anni);
  • accelerare l'implementazione delle nuove tecniche genomiche (TEA, Tecniche di Evoluzione Assistita) per ottenere colture più resistenti alla siccità e alle malattie;
  • armonizzare le molecole autorizzate in tutti i paesi dell'UE, così da evitare la concorrenza sleale tra gli Stati membri;
  • non eliminare molecole senza alternative accessibili ed efficaci.  

3. Investire in ricerca, innovazione e formazione per la transizione ambientale

  • Destinare i fondi non spesi del PNRR per Industria 4.0, aperta alla transizione ambientale. Questo darebbe la possibilità alle nostre aziende, comprese quelle agricole, di investire in tecnologia e robotica, avviandosi verso un modello di intensificazione sostenibile.
  • Implementazione di un fondo europeo per l'innovazione finanziato dalle nuove risorse proprie (EU ETS: sistema europeo per lo scambio delle quote di emissione, esteso al trasporto marittimo; CBAM: meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, sistema di dazi alla frontiera per i prodotti inquinanti, ecc.). 
  • L'innovazione da sola non produrrà progresso se non verranno formati gli agricoltori. Azione propone di fissare al 2% la quota minima dei fondi del Piano di sviluppo rurale (il secondo pilastro della PAC, finanziato dal FEASR) da utilizzare per programmi di formazione e informazione destinati agli addetti del settore agro-alimentare e forestale.

4. Sviluppare un piano specifico per una zootecnia sostenibile

Vanno riconosciuti gli sforzi già realizzati dalla zootecnia italiana al fine di procedere a un'accelerazione verso la “modernizzazione” e riqualificazione degli allevamenti. Servono sistemi di allevamento e di alimentazione che prevedano una migliore integrazione delle attività di allevamento con la produzione agricola e l'implementazione di un'economia aziendale realmente circolare nell'utilizzo dei reflui e dei sottoprodotti. Inoltre, è necessario completare la transizione digitale degli allevamenti per renderli più efficienti, andando a ridurre ulteriormente le emissioni.

5. Proteggere il mercato comune e imporre la reciprocità negli accordi commerciali 

Le nuove ambizioni ecologiche si inseriscono in un contesto geopolitico molto difficile, che ha fatto lievitare i costi di produzione, in particolare quelli energetici. In questo difficile contesto, è più che mai importante stabilire una maggiore coerenza tra gli obblighi imposti agli agricoltori europei e i requisiti applicati alle importazioni dai Paesi terzi: la coerenza tra la politica agricola e la politica commerciale è fondamentale. Per essere efficace l'impegno ambientale deve essere globale, per questo che le clausole specchio devono essere incoraggiate nei negoziati commerciali e maggiori controlli devono essere stabiliti alle frontiere UE. È ipocrita importare prodotti frutti di un'agricoltura che non vogliamo a casa nostra, perché mettiamo in ginocchio le nostre aziende, che subiscono una concorrenza sleale, perché i danni ambientali sono maggiori e perché in tal modo non proteggiamo i consumatori europei.

6. Una corretta informazione per una corretta alimentazione dei consumatori

  • Come è stato fatto per il miele, introdurre obblighi di etichettatura di provenienza per prodotti trasformati e non (anche sulle piattaforme online e nella ristorazione, tramite QR code o altri metodi simili), per favorire l'informazione al consumatore, che potrà scegliere i prodotti locali/europei (andando, così, a giustificarne il prezzo). 
  • Armonizzare l'etichettatura delle informazioni al consumatore (per esempio: Nutriscore), ma limitandola ai prodotti trasformati, escludendo tutte le indicazioni geografiche, le DOP e gli AOC. 
  • Introdurre programmi di educazione all'alimentazione nelle scuole, per ricreare un legame tra il cittadino e l'agricoltore e lottare contro obesità e diabete.

7. Promuovere un piano europeo per l'adattamento al cambiamento climatico

  • Rivolgere particolare attenzione alle risorse idriche. All'agricoltura serve un piano europeo per l'acqua che punti a recuperare e realizzare nuovi invasi e bacini, trattenendo le acque piovane, ma anche una ristrutturazione della rete irrigua esistente per ridurne le perdite. È fondamentale sviluppare sistemi di irrigazione e, soprattutto, fertirrigazione attraverso il riuso delle acque di depurazione: le pratiche di riutilizzo in ambito agricolo offrono il vantaggio di un apporto implicito alle colture di nutrienti.
  • Adottare una nuova politica per la gestione del rischio in agricoltura, dotando gli agricoltori di nuovi strumenti. Secondo i dati forniti dalla Commissione europea, solo il 14,6% dei beneficiari della PAC ha ricevuto un sostegno per gli strumenti di gestione del rischio. Si tratta di un bilancio che lascia molto a desiderare e che potrebbe essere un chiaro segnale del fatto che gli strumenti disponibili non sono sufficientemente attraenti. Mentre negli Stati Uniti il ​​60% del Farm Bill viene speso per i meccanismi assicurativi e l'1% per i pagamenti diretti agli agricoltori, in Europa solo l'1% del bilancio della PAC si concentra sui meccanismi assicurativi e il 60% sui pagamenti diretti agli agricoltori.
  • Un nuovo calcolo per il sistema assicurativo. Lavorare ad un modello assicurativo europeo, riformando la media olimpica che oggi, con la frequenza degli episodi violenti legati al cambiamento climatico, non è più adattato

8. Riconoscere e incentivare il ruolo socio-economico dell'agricoltura

Non si può parlare di agricoltura senza riconoscere che il settore agroalimentare significhi lavoro, reddito, ma anche immagine e cultura per l'intera società italiana, e costituisca un pezzo fondamentale del Made in Italy. L'attrattività turistica del nostro paese è fortemente legata alla gastronomia e alle produzioni d'eccellenza - in particolare vino e formaggi IG, IGP AOP, AOC. La capacità italiana di valorizzare e promuovere le produzioni agroalimentari di eccellenza è riconosciuta e invidiata in tutto il modo, ma non ne abbiamo ancora sfruttato a pieno tutte le potenzialità. Azione è a favore dello sviluppo della politica di promozione europea, che ha dato ottimi risultati. Vino e carne rossa non vanno in nessun modo esclusi dalla politica di promozione. Inoltre, nel contesto di una transizione verso un'agricoltura produttiva e sostenibile, è fondamentale che siano garantiti, con azioni e fondi specifici, i sistemi agroalimentari di piccola dimensione e quelli operanti nelle aree disagiate - come valli e montagne - a debole valore aggiunto commerciale. Il loro valore è per l'intera società assolutamente prezioso, sia in materia di prevenzione di disastri idrologici e incendi, ma anche di vitalità delle zone interne.

9. Supporto e sviluppo di filiere dirette che garantiscono maggiore reddito per gli agricoltori

Incentivare i piani territoriali alimentari, dando preferenza alle produzioni agricole e agroalimentari locali per le mense scolastiche (public procurement), in modo da creare mercati locali con meno intermediari possibili. 

10. Migliorare i meccanismi di gestione delle crisi agricole

È necessario garantire una rete di sicurezza per il reddito delle aziende agricole durante i periodi difficili, riformando la riserva di crisi agricola prevista oggi nella PAC.